domenica 28 marzo 2021

Buffalo Check


Quando incontro un nuovo stile di decorazione mi piace conoscerne le origini e questa volta ho trovato una quantità di materiale esagerata! Quindi se avrete un po’ di pazienza qui potrete trovare tutte le curiosità sulle origini di questo tema che negli ultimi tempi sta tornando in voga sia nella moda che nell’arredamento. Il buffalo check è il nome di quello che per me era semplicemente "il tessuto a quadri rosso e nero" che nei miei amati anni '80 imperversava su giacconi e  camicioni di flanella. Solo ora ho scoperto che Il buffalo check è notoriamente considerato un vero e proprio motivo americano: rappresenta un simbolo nazionale non ufficiale, come la torta di mele e il baseball. In realtà non è un disegno americano, si tratta di una fantasia plurisecolare scozzese originariamente chiamata Rob Roy MacGregor Tartan e il suo nome originale trasporta il nostro immaginario  subito alle highlands scozzesi ed ai loro clan. Se immaginiamo un kilt scozzese, probabilmente pensiamo immediatamente a quello che chiamiamo tartan. Nel corso della storia, questi modelli unici, indicavano l’appartenenza ad un clan specifico oppure una data provenienza geografica. Il motivo tartan fu addirittura messo fuori legge in Scozia per un certo periodo dalla seconda metà del XVIII secolo. Per questo motivo, c’è chi sostiene che il Buffalo Plaid/Check sia in realtà il tartan del popolare Rob Roy MacGregor, che secondo lo Scottish Register of Tartans, è registrato presso la Highland Society di Londra dall’anno 1816. Infatti, si narra che fu proprio lo scozzese Jock McCluskey, discendente del clan MacGregor, ad introdurre il tartan del suo clan in America. Il nome della famiglia di Jock divenne McCluskey dopo che il nome MacGregor fu messo fuorilegge per 150 anni, per questo fatto cambiarono anche il loro motivo scozzese originale in quello che oggi riconosciamo come il Buffalo check. Jock McCluskey è una delle figure tipiche di quel periodo di frontiera degli attuali USA, dapprima cacciatore di taglie, poi cacciatore di pelli, cercatore d’oro e infine commerciante con le tribù indiane. La storia racconta che avrebbe barattato con i nativi americani spesse coperte scozzesi decorate con il suo tartan di famiglia in cambio di pelli di bufalo. Per questo motivo si sostiene che il tartan della sua famiglia divenne noto presso i nativi americani come Buffalo Plaid e poiché McCluskey commerciava anche con avamposti e fortini dell’esercito, il nome Buffalo Plaid divenne per questo inevitabilmente noto. Tuttavia, quando Woolrich Woolen Mills introdusse la sua versione Buffalo Plaid nel 1850, ne rivendicò l’origine. Anche se viene ancora prodotto nell’autentica combinazione bianco e nero, il buffalo check ha ampliato la sua gamma di impieghi dalle coperte ai kilt, fino alla tappezzeria, e oggi è disponibile in qualsiasi colore. Con la sua tipica fantasia a quadri di grandi dimensioni, questo motivo è caratterizzato dall’accostamento di due o tre colori; di solito uno di questi è il bianco. È simile al vichy, da cui si differenzia solo per le dimensioni dei quadri: nel buffalo check vanno da 4 a 15 cm, mentre il vichy presenta quadretti più piccoli, intorno a 1 cm di lato.








Fin qui le origini e le tradizioni d’oltreoceano della fantasia Buffalo check; e adesso molto più brevemente vi racconto di come ho declinato la mia nuova scoperta in un mobiletto contenitore per l’ingressino. Ho scelto un fondo bianco puro di Mon rever e un nero notturno per il piano e il frontale del primo cassetto. I quadrati tipici del Buffalo check sono stati realizzati con uno stencil creato appositamente e sono andati a comporre la decorazione dei fianchi e degli specchi di cassettini e anta centrale. Sul piano e sul frontale del cassetto le scritte sono realizzate con timbri IOD. Lavoro chiuso con flatting super invisibile di Mon rever. La targhetta "Smile" appoggiata sul ripiano è il piccolo pannello di prova con cui mi sono approcciata allo stile Buffalo check con una piccola digressione che mi sono concessa con un colore coton e la riga rossa (chissà che anche per questa fantasia non esista tutta una storia particolare e originale!).

PRIMA



venerdì 12 marzo 2021

Like a bird



Nella gioia del volo l’uccello,
qua e là, nel vuoto,
va scrivendo parole
senza alfabeto.
Quando la mente vola
si risveglia la mia voce,
la penna descrive
la gioia delle ali.
(Rabindranath Tagore)

Chi non ha mai sognato almeno una volta di poter volare via come un uccello? Soprattutto di questi tempi in cui tutti ci sentiamo prigionieri di questa situazione. Oggi è una di quelle giornate: stress al lavoro, poche possibilità di svago e quindi il bisogno di fuggire via e volare libera lo sento più impellente del solito. Ma due ali ancora non le so costruire allora ho cercato di disegnarle come meglio potevo: stencil e fregi in resina. Ho preso il mio portaspezie e l'ho completamente rivoluzionato: era un oggetto comprato in un mercatino Emmaus trovato per caso durante un viaggio in camper nei pressi di Aix-le-bains: era marrone scuro e per niente interessante, ora invece accanto alla mia scatola con le magnolie mi fa spiccare il volo appena lo guardo! L'ho colorato con il moon grey di Mon Rever come base, lavaggi con un rosa carico e  dry brush con metallico silver. I fregi sono in resina epossidica e sono ricchissimi di particolari accuratissimi, non credo che con le paste modellabili certi dettagli sarebbero venuti altrettanto bene; decisamente l'uso delle resine è di una soddisfazione esagerata! Per lo stencil ho scelto due colori a contrasto e la doppia posizione per mettere in risalto il movimento del volo.